Il respiro blu dello spazio

Di Marco Signorelli

 

Respiro! L’unica cosa che sto sentendo è il mio respiro. Riesco anche a vederlo; minute sfere d’argento che scivolano dalla bocca e dal naso per fondersi nella densa melassa rosacea in cui sono immersa. Non devo trattenerle, so che il dolore al petto passa subito. Allungo la mano e premo uno dei pochi pulsanti presenti. Non cambia nulla, sento solo il respiro; ma le bollicine iniziano a seguire un percorso obliquo fino a sparire nell’impianto di ossigenazione. Tutto sta funzionando.

- All Green. –

Ora i suoni ritornano… il momento di pace è terminato. La tuta di volo è così aderente che se fossi nuda mi imbarazzerebbe di meno, sento tutti i sensori che pizzicano; hanno un bel dire che non è possibile.. io li sento.

- Pilota… All Green…. Confermare -

Non ho bisogno di osservare i numeri che scorrono sui piccoli monitor digitali; posso sentire che tutto sta funzionando. Devo rispondere; è il protocollo, per cui dico – Controllo… All Green… - Tempo fa non riconoscevo la mia voce sintetica nel fluido, ora non riconosco la mia voce senza di esso. Capita… servono tre mesi per dimenticare tutte le sollecitazioni sensoriali a cui siamo sottoposte; strano è lo stesso tempo che occorre per avere ancora dei capelli decenti… i peli no, quelli non li avrò più, ma non ne sento la mancanza e poi chi si sottoporrebbe a tutti quei cicli di depilazione più di una volta nella vita? Mi restano le ciglia e le sopracciglia blu per la reazione della cheratina con il fluido. Ma non mi importa.

- Mari-E, stai pensando! –

Non è una domanda, è un rimprovero.

- Scusa controllo… - dico con la voce sintetica e chiudo la mente. Sono senza peso. Sono senza corpo… Sono……..

- Sincronizzazione Mari-E – Dicono sempre cose superflue al controllo; me ne sono accorta che la Sincro è riuscita. Come potrei non notarla? Un’onda di caldo benessere esplode in ventisette punti diversi del mio corpo. Quarantadue ondate di piacere puro e luminoso mi liberano i polmoni in gemiti silenziosi. Vedo Tutto. Sento Tutto. Annuso Tutto. Tocco Tutto. Assaporo Tutto.

- Lancio –

Spalanco gli occhi e sospiro con l’ultimo orgasmo liberatorio… sono fuori. Scivolo nello spazio, seguo le corde gravitazionali mentre do degli spintoni al nulla per gestire la rotta. Mi fermo dietro ad un riparo. Un agguato. Questo si aspettano d me oggi, che prenda parte ad un agguato. Vedo la preda al confine del settore. È grossa… increspa le stelle dietro di lei e non canta come le mie compagne. No, non sono sola, siamo in cinque e tutte appostate e pronte, le percepisco in attesa. Abbasso l’energia per non farmi captare.. è proprio grossa.

- Ji-A a Mari-E… piano Wolf.. attivare. -

L’istinto ti permette di sopravvivere… è grossa… Non balzo fuori dal riparo; non subito. Attendo che i primi raggi fondano lo spazio. Si. Ora. Ho tre secondi prima che l’idrogeno ionizzato si disperda e liberi il campo dei sensori dalla nebbia che li sta accecando permettendogli di vedermi. Sparo. Sparo.. Sparo…. Spa….

 

Il dolore è forte. Sento le gambe dilaniate. Le mani inerti non vogliono pulire il rosso velo che mi scende sugli occhi. Respiro a fatica. Sto scivolando senza ali trascinata dai vortici delle stringhe.

- Mari-E rispondi. – fruscio e schiocco – trasponder… ale debol… -

Non rispondo, non ho più la gola per farlo.

Sento dei tonfi trasmettersi attraverso il fluido. Sento graffiare e premere dall’esterno.

- Mari-E pronta per il Feedback; procedura d’emergenza in remoto – poi la voce si fa meno professionale e più empatica – Ti farà male.-

Come male? Più male di quello che sento ora? AHAAHAHHA

 

Buio; no, una lucina. Due lucine. Ho ancora le mani e le gambe. Riesco a respirare questo liquido denso. Lo voglio; se potessi inghiottirne di più lo farei. Sono viva. Chiusa nel mio bozzolo di mantenimento cibernetico. Sono sola ma sono viva. Ho bisogno di una licenza. Ho bisogno di scopare fino a perdere i sensi. Più di tutto ho bisogno di pettinarmi; come mi manca la sensazione della spazzola… di dita non mie tra i capelli.

 

Vengo buttata fuori dal ciberbozzolo e tossisco. Un fiotto di fluido mi esce dai polmoni che si comprimono e, come se non bastasse, tossisco ancora. Sputo e vomito tutto il fluido. La squadra di recupero lascia fare e non mi toccano fino a quando mi sentono rantolare. Solo allora scollegano le connessioni che uniscono il casco alla centralina di controllo. Mi tolgono il casco e mi puliscono gli occhi, mi asciugano il viso e, per la prima volta nella giornata, vedo con i miei occhi, respiro con i miei polmoni e sento con il mio naso. Ai-G è sopra di me, i capelli cortissimi sono blu, così come le ciglia  le sopracciglia… è un ex pilota per cui è l’unica a cui è permesso aiutarmi nella fase di vestizione. Mi tocca con la stessa delicatezza con cui manovrava il suo Mecha.

- Ai – dico con la mia vera voce e poi la abbraccio forte e poi la accarezzo e poi la bacio e poi tutti escono lasciandoci soli nel biancore dell’hangar di recupero; e solo ora piango!