RINASCERE  

Incipit di Giusi Marchetta

 

Stamattina si è svegliata presto.
Un misto di ansia e gioia ha mosso tutti i suoi gesti: ha fatto il caffè
e per sbaglio ha versato un po’ di zucchero nel lavandino.
Non le è importato.
Il giornale era ancora sul tavolo e quando si è girata per prenderlo ha alzato gli occhi sulla finestra e ha visto la neve.
Si è avvicinata al vetro: una pioggia gelata, bianca, cadeva nel cortile a fiocchi spessi.
Non è riuscita a smettere di guardare.
Qualcosa ha cominciato a sciogliersi dentro di lei e a scorrerle lungo le braccia, le gambe.
Un po’ alla volta tutto è diventato nuovo, anche lei.
E non è che non abbia sentito il frastuono che viene dall’altra stanza.
Solo, non vuole muoversi, andare di là.
Si sente rinata ed è contenta di averlo fatto.

 

 L’incomprensibile Tutto

Parte originale di Marco Signorelli

 

Appoggia la fronte al vetro freddo e umido, una sensazione di freschezza che le serve per riannodare le esperienze che ha appena affrontato. Ogni passo, ogni più piccola disavventura non è stato altro che un tassello per giungere a quella conclusione. La completa decadenza fisica e morale è solo un ennesimo, e nemmeno il più difficoltoso, atto nell’Incomprensibile Tutto, così come l’assoluta elevazione spirituale che percepisce in quel momento. L’Incomprensibile Tutto; ha iniziato a chiamarlo così da poco, un paio d’anni… sì, la mente cerca una data precisa, ma non la trova e si perde in una baraonda di date insignificanti. 

Non sente più la differenza di temperatura tra il vetro ed il suo corpo, potrebbe essere diventata lei stessa di vetro, non le importerebbe, non in quella situazione ed in quel momento cruciale, così vicina a porre termine agli affanni della sua vita. Il camion della nettezza urbana percorre la strada con un vibrante rombo di vetri ed il cicalino del suo braccio meccanico. Lei si focalizza sugli operatori che fissano i grandi cassoni di raccolta. Non pensa a nulla ed è come se fosse lei stessa a camminare tra la neve, sbuffando nuvolette di vapore mentre cerca, con le mani ingoffite dai guanti, di agganciare la spazzatura prodotta da questa città. Un altro tassello?!? Probabilmente un ulteriore passo verso l’Incomprensibile Tutto. Annichilirsi oppure acquisire la simpatia estetica del cosmo; non fa nessuna differenza.

Essere Tutto o Essere Nulla.

Tutto.

Nulla.

Bene.

Male.

Essere.

Essere di vetro e acciaio e plastica e legno e aria e fuoco e non importa se sente ogni fiocco di neve arrivare a terra ed urlare mentre si fonde in un unico grande manto bianco. Se potesse restare ancora qualche eone in quella posizione, se il tempo si decidesse a fermarsi, una volta per tutte, ne è certa, capirebbe il mistero dell’Incomprensibile Tutto, ci è vicina, le manca solo di sistemare l’ultima tessera del mosaico. Emerge dal vetro con il suo primo respiro. Attorno a lei vede i suoni familiari materializzarsi; piacevoli evanescenti violacei ronzii, oppure il rosso acceso appena smorzato dalle pareti sottili dell’appartamento. Un passo ed il riverbero dell’aria spostata diventa verde marino, decide di osservare le sue dita mentre creano increspature dorate lungo la scia del suo spostamento.

Sempre più veloce, il cambiamento è sempre più veloce, lei non riesce più ad analizzarlo consciamente, le infinite possibilità disponibili, l’istinto che prende il sopravvento sulla consapevolezza di sé stessa. I famigli che le sorridono dalle prese di corrente, dai quadri appesi alle pareti, dagli arabeschi della federa del divano, tutti sembrano annuire e gioire per il suo arcaico nuovo mondo; vocine leggere che cantano il ritorno, il rinnovamento, la rinascita della loro speranza.

Il Bene e il Male, la Vita e la Morte, il Passato e il Futuro, la Convergenza dell’Infinito.

Accompagnata da onde d’orate giunge alfine maestosa e terribile al complimento dal suo Tutto.

Il rosso frastuono si placa al suo incedere, striature iridescenti lo trasformano in un profondo blu per poi tramutarsi in arancione.

L’essere uomo che ha onorato offrendosi al suo cospetto non ha importanza se non per quello che è il suo ruolo nella Rinascita. I famigli la inondano di tutti i colori dell’iride, lo vorrebbero per loro, brillano dal desiderio di divertirsi nel modo più sublimemente abbietto. Non ha importanza, nessuna importanza, il destino esiste solo per il suo volere. Quasi è tentata di affrontare quella direzione, ma un piccolo tassello della sua precedente non-esistenza le chiede una supplica prima di assorbirsi nel Tutto; tra le infinite scelte una è stata fatta. Alza le braccia ed investe di onde verdi l’essere prima di avvolgere se stessa nella luce bianca del Tutto e nera del Nulla e condursi nel suo ancestrale Caos.

L’essere uomo ora si trova solo e disorientato, ma dura pochi secondi. L’ultimo giorno è stato dimenticato, così come l’ultima notte e tutti i ricordi di lei… mhmm, lei chi? Si sta chiedendo l’essere uomo. Solo un vago senso di annoiato divertimento sembra pervadere l’aria prima di dissolversi come un fiocco di neve.